Tutte le incognite di un intervento militare in Libia

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Ieri la notizia che due dei quattro ostaggi italiani rapiti in Libia lo scorso luglio sono stati uccisi probabilmente da miliziani jihadisti ha fatto gelare il sangue a tutto il Paese; oggi tutti abbiamo appreso con gioia l’avvenuta liberazione degli altri due italiani rapiti.

La Libia rimane un Paese spaccato in due, ma allo stesso tempo con una grande quantità di fazioni che lottano per il potere senza esclusione di colpi in cui è praticamente impossibile distinguere nettamente tra buoni e cattivi, tra moderati e islamisti. Ufficialmente ci sono due governi- uno islamista a Tripoli e uno moderato a Tobruk- ma intere aree sono in preda a conflitti ancora legati al mondo tribale che vanno avanti senza tregua dal 2011, anno della caduta del regime di Gheddafi.

In un contesto così caotico è evidente che sarà molto difficile per l’Italia prendere il ruolo di guida della missione militare contro lo Stato islamico nel nord Africa assegnatole dalle Nazioni Unite con il benestare del governo statunitense. Va detto che la galassia di movimenti islamisti in Libia è molto variegata e oltre all’ormai tristemente famoso ISIS, ci sono moltissime altre sigle legate al mondo musulmano più radicale ed è molto difficile identificarle tutte con chiarezza.

Non si sa bene contro quale nemico ci troveremo di fronte e non sappiamo neanche esattamente quali saranno i nostri alleati e referenti locali: il governo moderato e unico riconosciuto ufficialmente dalla comunità internazionale di Tobruk oppure il governo islamista di Tripoli?

Non è nemmeno chiaro fino a che punto possiamo fidarci dei nostri alleati occidentali, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti, viste le grandi diversità di intenti e di opinione sul futuro del Paese nord africano. Ogni Paese ha i suoi obiettivi diversi e questo potrebbe essere un grande ostacolo per il coordinamento unitario di una missione militare che ha come scopo la sconfitta definitiva del terrorismo.

In conclusione si può proprio dire che la Libia si preannuncia un terreno molto difficile, in cui alla consueta pericolosità dei gruppi terroristici si aggiungono una miriade di divisioni interne e di incognite che avranno un peso enorme nella lotta a chi semina terrore.

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