Da due giorni si è insediato in Libia un nuovo governo guidato dal Primo Ministro designato dalla comunità internazionale Fayez Al Serraj, con l’arduo compito di ricondurre all’unità un Paese profondamente lacerato al suo interno in varie fazioni.
Dal 2011, anno della caduta del regime di Gheddafi, la Libia sta vivendo un incubo: è scoppiata una furiosa guerra civile che ha letteralmente spaccato in due il Paese, tanto da portare alla nascita di due governi, uno islamista a Tripoli e uno filo occidentale riconosciuto dalle Nazioni Unite a Tobruk. In realtà la divisione all’interno del martoriato Paese nordafricano non è così semplice perché ci sono tantissimi gruppi e fazioni più o meno piccoli che si contendono il potere; Alba Libica, Ansar al Sharia alcuni gruppi all’interno di quello che dovrebbe essere l’esercito nazionale libico e il sedicente Stato islamico sono alcuni dei tanti.
Il gruppo islamista Ansar al Sharia è il responsabile di molte atrocità nei confronti della popolazione civile, soprattutto donne e bambini, e alcuni suoi esponenti di spicco sono gli assassini che nel 2012 attaccarono l’Ambasciata degli Stati Uniti uccidendo l’Ambasciatore Stevens.
Lo Stato islamico ha cominciato a prendere piede in Libia dalla città di Derna e da quel momento non ha mai smesso di cercare di ampliare la sua influenza nel Paese, e per fare ciò non ha mai esitato ad usare la violenza, anche con stupri ed esecuzioni di massa.
Il potere in Libia rimane spezzettato tra mille gruppi e gruppuscoli che lottano tra loro per la supremazia senza esclusione di colpi e nel caos generalizzato gli unici a trarre qualche beneficio sono i miliziani in nero del sedicente Califfato, signori della guerra senza scrupoli e trafficanti di armi, droga ed esseri umani che approfittano della situazione per condurre i loro loschi affari.
Il nuovo governo si trova di fronte ad una situazione a dir poco disastrosa e non sarà facile unire nuovamente il Paese; l’unico augurio è che presto ci possa essere anche in Libia una pace duratura.