In molti Paesi, soprattutto nel continente africano, è ancora molto, troppo in uso la pratica dell’infibulazione; la terribile mutilazione genitale femminile provoca danni enormi all’organismo delle ragazzine e durante il parto i problemi si amplificano ancora di più. Sono ancora tante, troppe le ragazzine che vengono sottoposte a questa pratica orribile e che rimangono per tutta la vita con il terribile ricordo di quel momento e con gravi danni al loro organismo; nei casi più gravi possono insorgere complicanze che possono dare luogo a ritardi di sviluppo e nell’apprendimento e molte sono le ragazzine che perdono ogni anno la vita per emorragie.
Oggi il governo egiziano ha annunciato che prenderà nuovi e più severi provvedimenti contro coloro che effettueranno ancora le mutilazione genitali femminili: nella nuova legge sono previste pene fino a 7 anni di carcere. In Egitto la pratica dell’infibulazione è ancora molto diffusa soprattutto nelle zone rurali, nonostante sia vietata già dal 2008, e ancora tante famiglie sottopongono le figlie a questa vera e propria tortura, che viene anche praticata in casa da medici improvvisati.
Somalia, Guinea e Gibuti, insieme a Gambia, Mauritania e Indonesia e allo stesso Egitto sono i Paesi in cui le mutilazioni genitali femminili sono più diffuse e secondo l’Unicef sono state sottoposte a queste pratiche inumane 44 milioni di ragazzine, anche molto giovani.
Una ragazzina ha raccontato di avere subito l’infibulazione all’età di 8 anni e di essere stata a letto per giorni con dolori lancinanti. Alcune ginecologhe hanno spiegato alle donne tutti i rischi che una donna infibulata corre durante il parto: il bambino trova il canale di nascita ostruito e alcune volte può venire al mondo già senza vita, mentre il altri casi ha bisogno di una lunga rianimazione che comporta danni fisici e cerebrali molto seri.
Le mutilazioni genitali femminili sono condannate e livello globale, ma se parla ancora troppo poco per scoraggiare definitivamente queste pratiche orribili.