Riaperta la corsa alla Casa Bianca

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Quando sembrava ormai quasi certa la vittoria di Hillary Clinton alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti che si terranno tra quattro giorni, ecco che rispunta lo scandalo email gate che sta mettendo in seria difficoltà la candidata democratica. Il direttore dell’FBI, agenzia federale che si occupa di garantire la sicurezza all’interno del territorio statunitense, pochi giorni fa ha annunciato in conferenza stampa di avere riaperto il fascicolo di indagine relativo proprio alle mail su questioni di Stato che sarebbero transitate sul server privato della Clinton. Particolare attenzione viene riservata alle comunicazioni riguardanti i terribili fatti di Bengasi, in Libia, in cui rimase ucciso l’Ambasciatore statunitense.

Quello che viene rimproverato alla Clinton, in quel periodo lei era Segretario di Stato, è di non avere saputo gestire bene la questione libica e di non avere capito quanto era grande il pericolo per l’Ambasciatore e per tutti coloro che lavoravano a Bengasi per il governo statunitense all’epoca dei fatti. Sono in molti a pensare che se la sede diplomatica statunitense fosse stata evacuata in tempo, i morti di Bengasi si sarebbero potuti evitare e in tanti danno alla Clinton la colpa di quei lutti.

Il magnate newyorkese Donald Trump sta cavalcando l’onda lunga dello scandalo email gate e sta convincendo molti elettori che è lui l’uomo giusto da eleggere come prossimo Presidente degli Stati Uniti: la riapertura dell’indagine da parte dell’FBI non poteva arrivare in un momento migliore per rivitalizzare la sua campagna elettorale e riaccendere le speranze dei suoi sostenitori.

Il fatto che la comunità afroamericana fino ad adesso non si sia mobilitata tanto come aveva fatto quattro e anche otto anni fa per l’elezione di Barack Obama, non è un buon segnale per la Clinton che ha sempre puntato tutto proprio sul voto delle minoranze, e degli afroamericani in particolare. Anche Donald Trump, pur essendo in una fase di straordinaria rimonta, potrebbe essere nei guai perché nello Stato tradizionalmente fedele ai repubblicani dello Utah sta emergendo la figura di Evan Mc Mullin, un mormone ex agente della CIA che sta avendo un grande ascendente sugli elettori e rischia di fare perdere a Trump voti preziosi.

Chi vincerà lo sapremo tra quattro giorni, ma questa campagna elettorale è già entrata nella storia come una delle più violente e combattute dai candidati, in cui non sono stati risparmiati i colpi bassi e si è parlato di più degli scandali personali dei candidati che del programma elettorale vero e proprio.

 

 


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