Secondo le ultime stime dell’Unicef, l’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa di infanzia, sarebbero almeno 300000 i minorenni non accompagnati che tentano il lungo e pericoloso viaggio della migrazione per inseguire la vana speranza di un futuro migliore. Secondo i responsabili dell’Unicef questa stima potrebbe essere solo la punta dell’iceberg: una volta sbarcati nei porti italiani e greci di molti di questi bambini si perdono per sempre le tracce e nessuno sa dove e con chi vadano a finire.
I più fortunati vengono accolti in case famiglia in cui viene garantito loro un pasto caldo, un letto per riposare e assistenza psicologica e medica; vengono vaccinati e mandati a scuola per ricevere una istruzione adeguata e possono anche partecipare a varie attività come corsi di lingua, ripetizioni e aiuto compiti e sport. Purtroppo i casi come questi di accoglienza e integrazione sana ed istituzionalizzata sono la minoranza perché la maggior parte dei baby profughi sparisce nel nulla.
La maggior parte di loro finiscono nella rete delle organizzazioni criminali che li sfruttano per la prostituzione e la pedofilia, altre volte vengono instradati sulla via del crimine cominciando con piccoli reati per poi arrivare ai fatti più gravi. Sono soprattutto le bambine e le ragazzine a pagare il prezzo più alto: per loro la vita si trasforma in un vero inferno fatto di abusi e violenze e sono costrette a prostituirsi per le nostre strade.
Per i maschi le cose non vanno meglio: inizia per loro una vita di lavoro in nero, sfruttati dai caporali che li mettono ore e ore sotto il sole cocente nei campi a raccogliere frutta e verdura senza nessun diritto e senza la possibilità di ribellarsi.
La cosa migliore da fare per diminuire il numero di questi minori non accompagnati è aiutare le loro famiglie direttamente nei Paesi d’origine per evitare che siano gli stessi genitori a mandare i figli all’estero con la vana speranza di dare loro un futuro migliore.